oh noh santoh cieloh

oh noh santoh cieloh

io 1/4..

SE AVESSI LE RISPOSTE A TUTTO INSEGNEREI TEOLOGIA A PARIGI... E INVECE LAVORO NEL MKTG A MILANO! - il seguente blog non e' chiaramente una testata giornalistica, ma la solita dichiarazione narcisistica d'esistenza. a volte sono fatti miei e a volte no... e comunque e' solo umorismo.

sai che non potevi fare peggio se anche google si rifiuta di trovarti!


IO - chi ha pato ha pato

GOOGLE - forse intendevi chi ha dato ha dato




io lavoro nel mktg. ho studiato comunicazione. ho fatto qualche corso di scrittura. e conosciuto due o tre pubblicitari. è una leggenda che ci si ubriachi fino a vomitare la stronzata dell'ultimo secondo che viene accettata dal cliente come l'idea del secolo.
è una leggenda.
può solo capitare che il cliente sia mille volte più incompetente del pubblicitario.
in questo caso solo cieco. e sordo!
chi ha pato ha pato?????
MA CHE CAZZO VUOL DIRE???
(vorrei tanto sapere chi ha lo stomaco di comprare l'edizione limitata Pato Diamonds)

Febbraio, qualche tempo fà...

Mamma ha avuto le doglie ad una festa in maschera.
I nonni, vestiti da Grande Puffo e Puffetta vanno nel puffopanico, papà non capisce, (riprenderà il senso della realtà solo due giorni dopo). Mami viene portata in ospedale e di lì a qualche ora pufferà un bel frugoletto. Blu!
Strano scherzo del destino, sono nata blu. Anzi violetto direi, e sottopeso. Un puffo.
Schiaffata in incubatrice dal terzo minuto di vita: cominciamo bene!

E così sono cresciuta in una famiglia in cui i nonni continuavano ad andare ad improbabili feste in maschera (incredibile la coppia brasiliana, in cui nonno indossava un fuseaux nero di raso con balze colorate sulle caviglie); le zie mi vestivano da madonna per farmi ballare come una bambolina, e due adolescenti che giocavano a fare i grandi come genitori. Era praticamente ovvio che avrei dato qualche problema, no?

Come quando costrinsi nonno a fare volare il tappeto persiano su cui ero sdraiata come “Aladino e il genio”; oppure quando giocavo ai birilli con i soprammobili di nonna; o quando feci lo sciopero della fame perché nel latte ci volevo assolutamente il Cacao Meravigliao (e non quell’orzo bimbo che cercavano di rifilarmi)
O quando non volevo andare a dormire perché dovevo vedere con nonno Indietro Tutta; quando ammorbavo tutti con la sigla di Holly e Benji, rigorosamente inventata, e in loop!
E quando provocai un esaurimento nervoso a mamma con la bambola parlante che guardacaso ripeteva solo le urla quotidiane contro di me. Venivo cazziata due volte.
Mamma buttò Alice Mi ridice nell’immondizia dicendo che si era rotta; io per tutta risposta provocai incubi a mia sorella da poco deambulante con un mostruoso bambolotto appena nato che aveva la garza sull’ombelico e la faccia grinzosa. Il risultato è che ebbi Sbrodolina, che non parlava, non piangeva, ma sbavava dappertutto. Mia madre si rassegnò: non avrei mai avuto giocattoli innocui!

Mi regalarono la Graziella rosa e io volevo la BMX, come quella di Fabio (unico amichetto: non capivo ancora la differenza fra maschi e femmine).
Ebbile bolle di sapone, e io volevo le Crystal Ball.
Ottenni le Crystal Ball e macchiai tutta casa: per un mese vivemmo in un fantastico mondo a pois!
Quando mi regalarono una papera, e io la spinsi giù dal secondo piano. (certo però che regalarmi l’unica papera al mondo col complesso del gatto sul davanzale era un invito a nozze)
Salvo poi rompere le scatole perché volevo un Telegattone. Che cantasse, è ovvio.

Io, che andai in seria depressione guardando un cartone animato in cui un cucciolo di cane perdeva la mamma; mami allora vietò la programmazione del suddetto cartone animato in casa, e io guardai Hello Spank, in cui la padrona non aveva il papà. Punto e a capo.
Io che piansi a dirotto perché non volevo studiare la geografia del Lazio, e che stupiì tutti con il primo compito di italiano. E poi piansi a dirotto perché non volevo studiare le divisioni in colonna, che ancora oggi non mi riescono!

Mi regalarono il primo libro: Gianburrasca, e a leggerlo prendevo spunto!
Io che le prendevo da mia sorella più piccola; mi arrampicavo su qualsiasi roccia o albero fosse più alto di due metri. Io che poi scendevo giù in piena crisi d’asma cercando di ingoiare il soffietto medicinale per non farmi scoprire dai miei.
Io che ho sempre dormito con il mio orsacchiotto Chicco, e ora dormo con un mostro...
Io che ho sempre avuto paura del buio, e anche adesso ho qualche problemino.

cioè, come funziona questa cosa del crescere?? perchè in fondo non sono cambiata per niente...

e io?

ognuno nella vita sceglie per se.
c'è chi tira a campare, chi manda giù il rospo, chi sbarca il lunario, chi va ai materassi...

io: voglio fare le lavatrici!

(ma sia chiaro, il lavaggio lo scelgo io)

la proverbiale dolcezza della mia amica..



No, cioè, eri seria quando dicevi che sei caduta dalle scale??

si ero seria quando dicevo che sono caduta dalle scale, di venerdì 17, appena pronta per una cena ultraromantica con il mio ultrasexy 3/4, che indossavo una gonna da donnina per bene e calze nere velate corredate da scarpe di pelle col tacco a stiletto.. ero seria quando ho detto che adesso sembro Rambo perchè ho la gamba destra mimetica a chiazze livido chiaro-livido scuro..

ed ero seria quando dicevo che nonostante tutto, e per tutto intendo un danno variabile da lussazione a contusione, il collant calzedonia regge davvero bene a stress elastici: oh, ci stavo rimettendo la gamba, ma la calza non s'è smagliata di una virgola!

ripetiamo: un blog non fa di te un giornalista!

…e allora mi lancio in un vortice di pensieri in cui si mescolano le cose che mi hanno detto e le cose che ho letto e quelle su cui ho discusso.
E il fatto è che è come per Ratatouille dove tutti possono cucinare.
E purtroppo tutti possiamo scrivere!

E tu, perché hai un blog?


antefatto:
trovo un commento. leggo commento. rabbrividisco, errore grossolano di grammatica nel suo uso comune (spiego: io sono terrona e spesso parlando sbaglio il pronome sul con nel, dico nei piedi e dovrei dire sui piedi.. ma la prima cosa che ti insegnano è che non si scrive come si parla)
smorfia di dolore. mi re-indirizzo su blog. leggo. non capisco. rileggo. stavolta, ahimè, capisco.
capisco nel particolare che esiste un nuovo modo diffuso di concepire il web come luogo dalle mille possibilità. la nuova Mela da mandare giù per intenderci. una cyber New york, dove, se ce la fai qui, baby, puoi farcela dovunque.
ma il problema è che non è così..
e questo preoccupa perchè non ci si dovrebbe dimenticare, mai dimenticare, delle professionalità.. insomma chi sono io per lanciarmi alla volta di giudizi di valore su qualcosa di cui non posso misurare il polso grazie alle mie competenze?
posto qualcosa su Dr House e divento un critico televisivo? guardo ER e posso scrivere di medicina? leggo il Sole24ORE e sono un economo?
e poi vedo le mie amiche, che invece scrivono e hanno studiato per farlo, e lo fanno per bene, e per vivere, ma non sbarcano il lunario neanche se vendessero il rene sinistro. e vedo che io ad esempio mi trovo a scrivere per lavoro e non sempre di ciò che mi piace, ma devo farlo per poter comprare un paio di scarpe al mese.. o pagare l'affitto.
e poi ci sono i blog, in cui almeno ci si sfoga.
ma bisognerebbe tener presente che i blog non sono testate giornalistiche. che dato che ne tengo uno non possiedo dignità giornalistica. che non posso, ripeto non posso, considerarmi tale.
e che per lo stesso motivo professionisti si diventa, non ci si arrangia!

giovane risparmiatore trova il modo di arginare la crisi finanziaria

la Federal Reserve pensa che in fondo..con qualche aggiustamento...


essivede che anche gli ammericani sono un popolo di esperti!
Il Tesoro ha sempre ragione!

Certo però che sono passata da Alice in Wonderland a C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarlo..

Eh lo so, il discorso è che volevo tanto tanto leggerlo, era quasi un anno, e poi ero li tra la Kinsella e Efraim Medina Reyes, e si sa, la scelta è dura.. ma poi ripiego sull’opera rock del duemila (da quarta di copertina, non l’ho mica detto io) non fosse altro perché l’ulteriore scelta fra I love shopping, I love shopping a New York, I love shopping con mia sorella, I love shopping in bianco, e I love shopping per il baby.. beh, era troppo troppo ardua. E poi lo so che le opere in lingua coi sottotitoli mi distraggono, perdo il senso, la trama..
Insomma, complice il breve viaggio in regionale per il friuli, inizio, mi metto li, lo apro e lo affronto. Ed è già finito.
Bello. Non c’è che dire!
Triste. Si un po’ triste.
Disperato. Beh, in effetti..

Vabbè, il problema è che i treni regionali sono sporchi e scomodi.
Prossima volta I love shopping in Eurostar!



Ps- l’autrice di tale blog si astiene da qualsiasi giudizio di valore, perché tale autrice di tale blog, mica è una scrittrice, e al massimo potrebbe dare un giudizio da lettrice. O da scrittrice di blog, che, diciamoci la verità, chi è che non ha un blog al giorno d’oggi.. E comunque l’autrice di tale blog, che a chiamarsi autrice si sente un po’ figa per la verità, prende le distanze da qualsiasi giudizio sulle opere di Efraim Medina Reyes finchè non avrà letto qualcos’altro del suddetto scrittore e allora si che potrà dire: mi piaceva di più Alice!

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